Brief

La Nuova Zelanda, in lingua Maori è anche conosciuta come “Aotearoa – la terra della lunga nuova bianca”, e si è sempre consolidata nell’immaginario comune come una terra epica e remota, sospesa tra realtà e fantasia. Forse il suo fascino deriva dalla sua posizione geografica, a 18.000 km di distanza dall’Europa. O forse dal fatto che è stata l’ultima terra ad essere stata scoperta dagli esploratori europei. Ho avuto la fortuna di fare esperienza di queste terre remote, in modo intenso ed approfondito, trasferendomi ad Auckland, dove ho vissuto e lavorato per più di un anno. Il viaggio verso la Nuova Zelanda rappresenta un’esperienza in sè; è un andare oltre i confini del mondo conosciuto. I primi uomini che vi arrivarono, i Māori, erano probabilmente mossi da un innato bisogno di rimettersi in cammino, che li ha spinti verso nuovi orizzonti inesplorati, affrontando così la potenza e l’imprevedibilità dell’oceano – Te Moana. Fin dal primo giorno ad Auckland, mi fu subito chiaro quanto fossi lontano da casa, da qualsiasi paesaggio mai visto prima. Il solo skyline della città mi appariva come un pianeta nuovo, totalmente da scoprire, incastonato in una natura antica, incontaminata e dominante. La Nuova Zelanda potrà apparire come una terra mitica, quasi eterea e distaccata dal mondo, eppure anch’essa non è risparmiata dai cambiamenti climatici che stanno riscrivendo la natura del nostro pianeta. In un mondo globalizzato come il nostro, le emissioni prodotte da un singolo Paese possono giungere all’altro capo del mondo con effetti collaterali catastrofici. Esplorando fitte foreste, maestose cime, lande vulcaniche colorate, e spiagge a perdita d’occhio, mi sono accorto di quanto il destino di questo ecosistema, apparentemente così isolato, sia legato al nostro rispetto per la Madre Terra – Te Papa. Attraverso questo itinerario fotografico vorrei aprire delle finestre su questi paesaggi incontaminati. Ognuna di queste memorie immersive rappresenta una sorta di epifania, durante la quale ho realizzato la precarietà di questo paradiso terrestre. In quei luoghi ho compreso quanto ogni forma di vita sia pericolosamente connessa alle nostre scelte, ad ogni nostra azione quotidiana. Dovremmo essere tutti più consapevoli della fragilità del pianeta sul quale viviamo. C’è un termine in lingua Māori, kaitiaki, che viene utilizzato per il concetto di tutela e guardiania, per il cielo, il mare e la terra. Dovremmo quindi tutti contribuire a preservare l’ambiente, come singoli così come comunità, ne va del futuro della nostra esistenza. Dall’inesorabile e rapido scioglimento dei ghiacciai alle estati sempre più secche, dalle malattie che lentamente uccidono alberi millenari all’estinzione di specie animali uniche al mondo, credo e spero che questo viaggio, seppur immaginario, possa fare capire la bellezza primordiale e la delicatezza di queste terre lontane.

 

Bio

Sono un Designer della Comunicazione con un’anima nomade. Sono riuscito a conciliare il mio innato spirito viaggiatore, che mi ha permesso di spingermi oltre i confini geografici e personali esplorati. Ho avuto la possibilità di ampliare i miei orizzonti conoscitivi, aprendomi così a nuove storie di umanità, attraverso il dialogo con nuove culture. Ho fatto delle mie esperienze di studio e professionali anche il mezzo per saziare la fame per l’esplorazione. Devo al Sud America, in particolare alla città di Buenos Aires, dove ho frequentato l’università ed effettuato un internship, l’aver forgiato un animo più resiliente, creativo e umano; che non si abbatte di fronte al primo ostacolo. In Nuova Zelanda e Australia, dove ho lavorato e viaggiato per diversi mesi, ho compreso che la determinazione gioca un ruolo fondamentale nella vita, ma che deve andare di pari passo con l’ascolto, il rispetto delle regole, saper osservare ed ascoltare il mondo, ottenendo così anche una visione critica su se stessi. Rientrando a casa ho compreso quanto sia importante condividere le esperienze per offrire nuovi sguardi e aprire a nuovi orizzonti a chi vorrà ascoltare. Una storia non raccontata finisce col perdersi, mentre invece la sua narrazione può far scaturire nuovi stimoli e inizi di nuovi percorsi. Lì dove le parole non arrivano, lascio il compito alle immagini, per trasportarvi all’interno di sensazioni, memorie e paesaggi unici ed indimenticabili.

Orario apertura

Lunedì

07:00 - 24:00

Martedì

07:00 - 24:00

Mercoledì

07:00 - 24:00

Giovedì

07:00 - 24:00

Venerdì

07:00 - 24:00

Sabato

07:00 - 24:00

Domenica

07:00 - 24:00

La mostra sarà visitabile da Venerdì 11 Giugno a Domenica 4 Luglio.

Indirizzo & Contatto

Indirizzo

Parco Santa Maria, Vicolo Venezia, Reggio Emilia

Telefono
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