Prossima fermata: Utopia

Prossima fermata: Utopia

Paolo Simonazzi con “La casa di Lenin” ci regala un altro indimenticabile ritratto. Di un uomo, di una terra, di un’epoca

Abbiamo imparato a conoscere il lavoro di Paolo Simonazzi. In fondo non è stato difficile. Perché parla di cose a noi prossime, che attendevano però qualcuno che le ricordasse, mostrasse, raccontasse, che le disseppellisse dalle coltri dell’abitudine.

Così è stato per “Circo Bidone”, “Tra la via Emilia e il West”, “Icons of Liscio”, “Mondo piccolo”, “Bell’Italia”, “Cose ritrovate”, “Mantua, Cuba”. Un viaggio fatto di visioni inaspettate, incontri generosi, salti nella memoria: l’Emilia, la Bassa, il mito dell’America, Guareschi, la cultura popolare, la civiltà contadina, una salutare casistica e antropologia dell’eccentrico. E tanti scatti che ormai vanno a formare un quadro completo e personale. Vale a dire una poetica.

 

 

A cui ora si aggiunge questo progetto di cui già si erano intuiti i prodromi nell’antologica “So near, so far” del 2016, presentata sempre a Fotografia Europea. Allora venimmo a conoscenza di un nome insolito (ma non troppo per i reggiani…) ed evocativo e dell’uomo che lo portava che di certo non ne era da meno: Lenin Montanari.

Poeta contadino, un po’ anarchico un po’ filosofo, amico di Augusto Daolio, idealista contestatario, ma saldamente legato al lavoro della terra e a una storia familiare segnata dal socialismo e dall’utopia dell’Ottobre.

La casa di Lenin”, questo il titolo della mostra al Chiostro della Ghiara e del libro/catalogo. Perchè la chiave d’accesso al mondo di Lenin sono gli oggetti e gli ambienti in cui ha vissuto, disseminati di frammenti di passato e tracce di utopia. E così questo ritratto partecipato diviene un esercizio di immaginazione, una proposta di umana resistenza, uno scarto dai binari di una Storia a senso unico.